Per i pomeriggi in Pinacoteca: “L’ultima Comunione di San Girolamo” di Agostino Carracci
La pala, commissionata per la Certosa di Bologna, è ricca di echi rinascimentali bolognesi e nel contempo risuona di motivi manieristici veneti e romani; l’opera da nuovi spunti tutti bolognesi per il futuro della pittura seicentesca. I Carracci avevano una “bottega” diretta da due fratelli, Annibale e Agostino, ed un cugino, Ludovico, personalità talentuose e le cui individualità a volte erano in competizione tra loro; assieme ai “ragazzi di bottega”, si formavano assimilando gusti, tecniche, know out preziosi a Bologna ma anche viaggiando per l’Italia. Dopo il sacco di Roma, i Papi pensarono bene, in periodo di controriforma, di dare nuovo lustro non solo alla loro sede romana ma anche a molte altre, tra cui Bologna.
Agostino in particolare, grazie anche all’esperienza come incisore e ad una profonda cultura filosofico-religiosa, connota la pala in oggetto con una nota manierista misurata, arricchendola di personaggi dalle pose e fisionomie variegate. Per la pala Agostino realizzò tanti disegni preparatori che in tempi successivi finirono nelle mani di molti autori, quasi un rincorrersi di citazioni da parte di molti autori dalla seconda metà del ‘600; un esempio per tutti: una pala del Guercino, nella adiacente sala 24 della Pinacoteca. L’inserimento dell’episodio de “l’ultima comunione di San Girolamo morente” in uno ambito architettonico lascia intravvedere un paesaggio lontano, pur dando spazio a pasciuti angioletti promuoventi l’accoglienza nell’empireo dei santi di Girolamo e trova in questo quadro un allestimento pacato lasciando ai protagonisti la pienezza dell’interesse dell’osservatore.
Altra storia raccontata da Alessio Costarelli, che ci ha fatto da guida, ci dice delle collocazioni, proprietà, cessioni ed espoliazioni in periodo Napoleonico, e delle restituzioni di cui l’opera è stata oggetto nel corso del tempo, vedendo protagonisti prelati, ricche committenze, militari, politici e il Canova che a seguito della restaurazione post napoleonica nel XIX sec., propugnò la restituzione di tante preziose testimonianze della tradizione artistica italiana, tra le quali la Pala in oggetto; aneddoti curiosi, quasi pettegolezzi tanto da render il pomeriggio in Pinacoteca un incontro tra amanti dell’arte in un atmosfera salottiera, arricchita del poter accostarsi ad opere così importanti, illustrate con la freschezza del pieno intendimento della nostra guida.