Sicilia Occidentale
Le popolazioni autoctone, riconoscibili per tipologia di artefatti e inumazioni, nei periodi più antichi furono Elimi,Sicani e Siculi ma già nell’XI sec. a. C. genti provenienti da Grecia e Medio Oriente iniziarono a colonizzare le coste. L’isola era un approdo troppo allettante per i navigatori che commerciavano con la penisola iberica ed altre aree ricche di rame, stagno, oro, ecc…:lo stretto di Sicilia era caratterizzato da correnti lungo le sue coste che facilitavano il viaggio verso occidente e lungo le coste africane verso oriente. I popoli dori (greci antichi) e cananei – che d’ora in avanti chiameremo punici o fenici – vedevano la Sicilia come un porto intermedio nel centro del Mediterraneo. Nel XII sec. a.C. una crisi profonda nel Mediterraneo orientale ,dovuta alle incursioni dei popoli del mare, aveva indotto le popolazioni delle aree interessate ad una forzata emigrazione dalle proprie terre verso occidente. Poi dobbiamo pensare agli interessi economici e politici dell’Egitto: l’Isola faceva gola a troppi poteri sia per le sue coste che per i fertili terreni nell’entroterra e si combatterono guerre reiterate.
Greci e Punici stabilirono teste di ponte importanti per i loro traffici come vedremmo più avanti, nel racconto della visita alla parte occidentale della Sicilia, con la sapiente guida della docente di Archeologia Daniela Ferrari ed accompagnati dalla Presidente di Università Aperta Sandra Zanardi.
In generale potremmo dire che molto spesso siti che inizialmente erano di popolazioni isolane furono occupati da punici o greci che hanno lasciato imponenti testimonianze archeologiche e, diversamente dalla Magna Grecia (parte continentale dell’Italia del sud), si caratterizzano nell’uso della pietra invece della terracotta, per le coloratissime decorazioni. Un altro aspetto, che differenziò le colonie greche dalla madre patria fu la forma di di governo, tirannide, che si instaurò in Sicilia.
I fenici nelle colonie siciliane e africane presto si diversificarono per scelte politiche ed economiche dalla madre patria cananea e Cartagine divenne tanto potente che alla fine entrò in competizione con Roma; nel 146 a.C. perse definitivamente il controllo sui territori e le rotte del Mediterraneo.
ERICE
Oggi rimane ben poco a parte un tratto di 800 m di mura di fattura elima. Erice sorge su un’altura a 750 m sul mare e da essa si gode di una perfetta visuale fino a Motia, ed assieme a Entella e Segesta era un sicuro ricovero contro le incursioni sulle coste da parte dei greci. Il suo porto naturale era in corrispondenza dell’attuale Trapani dove nel 260 a. C. furono deportati dai romani gli abitanti di Erice a seguito della sconfitta dei cartaginesi.
Sede fin dall’antichità di una santuario dedicato a una divinità femminile prima Afrodite, poi Astarte ed infine Venere fino al periodo imperiale di Roma, dove si svolgevano riti inerenti alla prostituzione sacra. Nel 248 a. C. con la sconfitta dei cartaginesi cadde definitivamente sotto il controllo romano con tutta la Sicilia. Le fonti antiche e i reperti archeologici ci dicono che il santuario di Venere sorgesse dove ora è il Castello Normanno. Oggi è in suggestivo borgo, dal quale si gode una splendida vista sul mare, con un impianto medievale ricco di spunti per visite gastronomiche ed apprezzare le produzioni artigianali.
Segesta
Venne fondata dalla popolazione elima e spesso entrò in conflitto con Selinunte; alleata con Cartagine, divenne presto una colonia di quest’ultima alla fine del V sec. a. C.
Alterne vicende la videro alleata con con greci, Cartaginesi e Pirro ma nel 260 a. C. passò definitivamente sotto il controllo romano. Nell’area archeologica si distinuge il tempio, incompiuto (mancano cella e tetto), ma divenne modello di grecità per la Sicilia: moltissimi altri nella Magna Grecia assomigliano per struttura e dimensioni. Nel III sec.a.C. Vi fu un fermento costruttivo per grandi opere pubbliche, come per il teatro che dette alla città modo di divenire un polo culturale della grecità. Ancora oggi vi si svolgono manifestazioni pubbliche e teatrali.
Mazara
Per gli amanti dell’archeologia è famosa per il Museo che accoglie “Il satiro danzante”, capolavoro bronzeo del IV sec.a.C., attribuito a Prassitele, divenuto icona e modello fin dall’antichità anche per le decorazioni ceramiche, oltre che per la scultura.
Mazara del Vallo offre ai visitatori un’atmosfera di umori diversi, per colori, tradizioni etniche, architetture ecc… Da anni la cittadina accoglie una galleria a cielo aperto di street art: una magia di colori e trame che si rincorrono lungo i vicoli, spunti che dialogano nella parte più vecchia col quartiere della Kasba dove vive una comunità tunisina oramai da molto tempo. Mazara del Vallo ha dato i natali a Pietro Consagra, uno degli artisti del ‘900 più apprezzati, dalla poliedrica vena espressiva. Girando per la cittadina si incontrano palazzi e chiese barocche, moschee, il piccolo teatro Garibaldi, una bomboniera, famosa per gli eventi a lume di candela.
Motia
Mozia fu fondata nel VIII sec.a.C. sull’isola di San Pantaleo nella laguna dello Stagnone di Marsala. Occupata prima da popolazione autoctona elima, si prestò magnificamente come emporium ai Fenici che trafficavano con Sardegna, Italia centrale, Penisola Iberica; nel VII sec. a.C. fu definitivamente colonia fenicia fino al 397, quando Dioniso di Siracusa, greca, la conquistò e distrusse costringendo gli abitanti sopravvissuti a rifugiarsi nella città di Lilibeo. Le evidenza archeologiche ci dicono che sull’isola si continuò a avere attività.
L’architettura e l’impianto urbano avevano tutti i caratteri Fenici ed era collegata alla terraferma da una strada risalente al VI sec.a.C. lunga 2 km che oggi è sommersa ma visibile in bassa mare. Oggi si accede all’isola solo con traghetti.
La città occupava tutta l’isola ed era circondata da mura “merlate”, che includevano 20 torri merlate e 4 porte di accesso, con dietro camminamenti per le milizie; in prossimità della porta sud vi era una bacino rettangolare che raccoglieva acqua dolce di una fonte scoperta recentemente, molte le evidenze di siti cultuali e di necropoli.
Il ritrovamento più esaltante fu fatto nel 1979 in una fossa accanto ad un area cultuale a nord dell’isola: il Giovane di Mozia attualmente presso il Museo locale di Villa Whitaker, è una statua di marmo dipinta (si intravedono ancora tracce di colore) di un personaggio maschile vestito di una lunga tunica trattenuta al petto da una fascia; la testa appare realizzata un uno stile più antico, protosevero, precedente allo quello “fidiaco” del corpo.
Nell’isola si produceva il color porpora , tinta preziosissima ed ambita per le stoffe. Si è trovata anche una casa con pavimenti musivi con ciotoli di fiume bianchi e neri. Nel museo in loco la raccolta dei molti reperti eper una più approfondita documentazione rimandiamo alla raccolta di foto a cui si accede col pulsante nella capitolo della fotogellery.
Isola di Levanzo appartenete all’Arcipelago delle Egadi
L’isola fa parte dell’arcipelago delle Egadi. La natura geo-morfologica dell’isola è formata da calcare e calcareniti, caratterizzati da forme erosive testimonianti le variazioni del livello marino: 10.000 anni fa la linea di costa era all’incirca 47 metri più bassa e sia Favignana che Levanzo erano unite alla Sicilia costituendone il promontorio.
Le coste sono a dirupo e non ci sono sorgenti naturali; al centro un altipiano e le strade, spesso cavedagne, uniscono delle calette che in alcuni casi è più comodo raggiungere in barca, mare permettendo. L’ambiente tipicamente mediterraneo è godibile con percorsi non proprio agevoli.
E’ ricca di grotte formatesi con un processo carsico ed in una di queste, la Grotta del Genovese, ci sono due serie di incisioni distribuite in due ambienti collegati e risalenti al Paleolitico superiore (10.000 a.C.). Le figure rappresentano prevalentemente animali (bovidi, equidi, cervi) ma anche tre figure umane stilizzate. Si rilevano anche pitture di colore nero risalenti alla fase finale del Neolitico, IV millenio a.C.
Trapani
Si ritiene che la primissima fondazione della città di Trapani (attorno al 1250 a.C. o tra il 1194 a.C. e il 1184 a.C.), sia stata opera degli Elimi prima della guerra di Troia. Emporio e scalo strategico per i commerci dei Fenici che vi giungono nel VIII sec.a.C., diviene una delle basi navali dei Cartaginesi nel sistema difensivo punico della Sicilia. Conquistata dai romani nel 261 a.C., ha inizio un periodo di declino fino al periodo bizantino. Nel IX sec.d.C. giungono gli arabi che daranno un precisa impronta all’impianto urbano e con esso un periodo di floridezza che continerà anche dopo l’arrivo dei Normanni (1077). Nel 1286, con l’arrivo degli aragonesi saranno incentivate le manifattura orafa e la lavorazione del corallo ed anche l’impianto urbano sara ingrandito con le fortificazioni. Gran lustro sarà nel periodo barocco per palazzi e chiese; per la settimana santa si ha la processione dei Gruppi dei Misteri normalmente conservati nella Chiesa del Purgatorio, di fronte alla Cattedrale.
Castelvetrano
Su un territorio a vocazione agricola fin dall’atichità fu sede di comunità.Nell’itinerario storico archeologico spicca il museo dove è custodita una statua bronzea dell’Efebo di Selinunte, del V sec.a.C.
Vuole essere una statua tipo “kuros” ma la scarsità di studio muscolare lo fanno ritenere originale magno greco selenuntino; in alcune monete del V sec.a.C. è riprodotto un tipo di statua simile, il chè lascia pensare ad un valore particolarmente rappresentativo per il fiume Sellino; oggetto di furto nel 1962, ritrovata ed esposta per anni al Museo di Palermo è ora rientrata del contesto territoriale che le spetta.
Cave di Cusa
Ad 11 km da Selinunte, il sito si è fermato nel tempo al 409 a.C., anno della distruzione della città greca da parte dei Cartaginesi. Il nome deriva dall’ultimo proprietario, Barone Cusa. I vari momenti della estrazione, lavorazione e trasporto dei rocchi e delle altre parti dei templi in quel momento in costruzione possono esser colti e compresi pienamente. Le cave costituisco oggi un luogo suggestivo con il grandi blocchi di pietra avvolti dalla vegetazione mediterranea. Sul posto la ricostruzione delle macchine per il trasporto dei vari tipi di lavorato. Si pensa che l’estrazione del tufo calcareo a Cusa risalga al VI sec. a. C.
Monte Adranone
Fin dal periodo protostorico sull’altura c’era un villaggio sicano che fu poi occupato nel VI sec.a.C. dai Greci provenienti da Selinunte; distrutta dai Cartaginesi nel V sec., fu di nuovo rioccupata nel IV sec. sempre da Cartagine che da questa posizione aveva il controllo della valle del Belice.
L’area archeologica consta di una necropoli e poderose mura edificate in due fasi distinguibili da piccoli conci nel VI-V sec.a.C. e si evidenza nel IV un aumento di spessore totale della fortificazione. Presso la Porta Sud una grande edificio di laboratori artigianali e attività agricole, perciò porta il nome “la Fattoria” presso la quale c’è un piccolo santuario con relativa area sacra; distribuiti su terrazzamenti case, tempietto e cisterna per l’acqua.L’acropoli era situata nella parte NE di un terrazzamento difeso in parte da ripido costone roccioso ed in parte dalle mura monumentali. Più a valle, nella vicina città di Sambuca di Sicilia a Palazzo Panittieri, vi è un museo con i reperti provenienti dagli scavi, che sono di una città che non è stata riabitata dopo il III sec.a.C.e quindi si possono studiare tutte le parti dell’impianto urbano.
Marsala
Marsala, all’estremità ovest della Sicilia, sorge su un promontorio sul mare; quando nel 397 a.C. la vicina Motia venne distrutta dai siracusani, gli esuli superstiti formarono un insediamento nuovo con le popolazioni elime e sicane, già qui presenti, che chiamano Lilibeo. Diverrà una delle più importanti città Cartaginesi; nel 241 entrò a far parte del dominio romano che ne fece una delle principali basi navali del mediterraneo per i collegamenti verso l’Africa.
Seguì la parabola del potere dell’impero romano e nel 830 d.C. arrivarono gli arabi , che la chiamarono Marsa Alì (da cui Marsala) e ne fecero il maggior punto di approdo arabo in Sicilia. Nel 1072 giunsero i Normanni che potenziano le difese della città. Tra XII e XIV sec. si consolida l’impianto medievale, ma sarà nel XVI sec. il mutamento più importante: per necessità militari il porto verrà interrato e l’impianto urbano subirà una trasformazione radicale e ponendo le basi per la Marsala barocca. Essendo tutt’ora abitata non sono molti i punti dove poter fare scavi utili allo studio archeologico del sito; vi è per oggi il Museo Anselmi che raccoglie molti pezzi interessanti tra cui resti di una nave punica del III sec.a.C., stele funerarie dipinte e una copia romana dell’Afrodite Callipigia.
Selinunte
Fu fondata dalla vicina Megara Hyblea nel VII sec.a.C. su un’area che comprendeva due alture; fu una delle città più popolose e prospere della Sicilia caratterizzata da un ricca edilizia pubblica fin dal VI sec.a.C.; sempre in competizione con Segesta fu conquistata e distrutta dai Cartaginesi nel 409 a.C.
Sulla collina più a ovest tre templi dorico di cui uno (E) ricostruito tra 460-450 a.C.: un altro tempio (F) su ricostruito poco più tardi e porta intercolumni del porticato chiusi da un muro. Uno dei templi più grandi del mondo (G), dorico era dedicato ad Apollo e non era ancora terminato al momento delle distruzione della città: si possono ancora vedere le diverse fasi della costruzione. Purtroppo l’area tutta è sta usata come cava di materiali dai residenti in zona nel volgere dei secoli.
L’Acropoli possedeva imponenti fortificazioni con porta a nord e grandi templi ancora. Il tempio C conservava un deposito di cretule (sifilli in argilla per documenti ufficiali); la vista da lontano del complesso dell’Acropoli con gli altri templi doveva essere di grande impatto per coloro che si avvicinavano alla città, sia da terra che dal mare.
Le metope superstiti del tempio C sono esposte al Museo archeologico dei Palermo ma nel piccolo museo il loco sono esposti interessanti ritrovamenti recenti, appartenenti ed una città che deve ancora essere completamente svelata da futuri scavi.
La necropoli più antica è a nord dell’Acropoli e dai resti ceramici protocorinzi si è potuto dedurre che le inumazioni risalogno al VII-VI sec.a.C.
La distruzione della maggior parte dei grandi edifici pubblici oltre a fatti bellici è dovuta ai frequenti episodi sismici accaduti nel corso dei secoli.
Himera
Antica colonia fondata da genti provenienti da Zankle (Messina) e fuoriusciti di Siracusa già nel VII sec.a.C.; era la colonia greca più ad ovest nella Sicilia Settentrionale. Nel 480 a.C. inflisse una sconfitta scottate ai Cartaginesi ed in nome di essa, per ringraziamento, fu eretto il grande tempio detto della Vittoria. Dopo un periodo di pace nel 409 a.C. i Cartaginesi attaccarono la città, conquistatola la rasero al suolo uccidendo gran parte della popolazione.
I reperti provenienti dal Tempio della Vittoria e da altre parte della città, non ultime dalle sepolture, alcune comuni, sono raccolte nel Antiquarium Pirro Marconi.
Solunto
A pochi km ad est di Palermo, recenti sono gli scavi che ne hanno definito l’ientificazione su un promontorio sul mare. Del primo insediamento, un emporium fenicio, del VII sec.a.C. E importante per i collegamenti don la Sardegna, ci è rimasto poco e dato che l’abitato odierno si erige al di sopra, poco si potrà sapere; più evidenze per la necropoli sul costone calcarenitico in Contrada Olivella. Qui si trovano tombe a fossa, a camera e un dromos.
Dopo aver subito una distruzione nel VI sec.a.C. Risorse su impianto ippodameo in area più elevata ad opera di popolazione greca, e restò attiva fino all’età Ellenistica. Da edificio cultuale proviene una imponente statua di Zeus, oggi al Museo di Salinas a Palermo.
Localmente un piccolo antiquarium.
Palermo
Il primo insediamento si pensa fenicio nella rada di mare protetta da due corsi d’acqua, il Pipiteno ed il Kemonia nel VIII sec.a.C. stanziatisi in un promontorio e stabilendo un emporium di scambio con le popolazioni autoctone elime, sicane e e con i primi coloni greci. Due secoli dopo i resti di mura e fortificazioni ci dicono di un sistema di scambi economici che coinvolgeva anche Motia a ovest e Solunto ad est e si forma con la città alta e bassa un insediamento dal nome “Panormos” (tutto porto): l’etimo ci dice dell’intensità degli scambi col mondo greco.
Dopo la guerra di Himera in cui i cartaginesi vinsero i greci nel 480 a.C. Palermo assunse sempre più un ruolo importante al centro del Mediterraneo per i rapporti commerciali con Sardegna, Etruria e Spagna.
I Romani la conquistarono nel 254 a.C. e il suo sviluppo e potere ebbero una battuta d’arresto: con la caduta di Cartagine il ruolo della Sicilia cambiò a produttrice di beni alimentari ma Palermo restò comunque una tattica postazione militare e navale per le tratte verso l’Africa.
Nel 491 d.C. viene conquistata da Teodorico e nel 535 passa sotto il dominio di Bisanzio; gli Arabi arriveranno nel 831 e le ridaranno un ruolo egemonico al centro del Mediterraneo tanto che 948 diverrà capitale di emirato e si espanderà. Nel 1072 viene conquistata dai Normanni ma più che frattura col passato in senso negativo questa sarà motivo di consolidamento e riorganizzazione urbana ed architettonica rinsaldando il legame tra impero e clero.
Di tutto ciò restano stupende luoghi come Cattedrale, Quattro Canti, Fontana Pretoria, San Cataldo, la tradizione vocale e culinaria, persino il Barocco palermitano troverà inusitate ispirazioni dal suo passato multietnico.
Museo archeologico nazionale di Palermo Salinas
Sorge nel complesso che fu “dell’Olivella” che comprendeva una chiesa e un covento.
Fondato nel nel 1814 come museo dell’Università (che si trasferì nell’attuale sede nel 1866) restò in gestione ad Antonio Salinas che ne arricchì le collezioni nella seconda metà del XIX sec. Durante la seconda Guerra Mondiale fu danneggiato ma le collezioni erano state messe al sicuro. Contiene reperti non solo di origine siciliana: la “pietra di Palermo” -brano di annale regale egiziano -, reperti etruschi, ecc…
Rilevanti sono: le casse funerarie fenice di Cannita, Torso virile dello stagnone di Trapani, statua di Zeus di Solunto, frammenti del Tempio di Selinunte, urne cinerarie, edicole in calcare dipinto,…bisogna vedere la foto gallery per rendersi conto della ricchezza di pezzi esposti.
Necropoli caserma Tukori, Palermo
Da questa necropoli proviene la maggior parte dei reperti e delle infotmazioni del periodo punico: per il resto le successive urbanizzazioni greche, romane, ecc…hanno cancellato o sono sopra gli strati archeologici significatici dell’antica Palermo.
Si trova ad Ovest della città ed è stata utilizzata dal VII sec a.C. fino alla conquista romana della citta nel 254 a.C. Vi sono state trovate 150 tombe ed un tratto di strada in terra battuta di collegamento con l’abitato.
Le tombe documentano i tipi di sepoltura a fossa, a camera con ingresso a dromos, a pozzo e, per i bambini a deposizione in anfore. In contemporanea si possono rilevare sepolture ad incenerizione o ad inumazione.
L’incenerizione poteva essere primaria col corpo bruciato nel luogo di sepoltura o secondaria con la salma incenerita su una pira funeraria e poi ciò che ne restava con il corredo portato nella tomba in un urna cineraria.
Sito archeologico di Monte Jato
Città di origine sicana, sorge in posizione elevata, dalla quale si ha un controllo sulla Conca d’Ora e sulla costa settentrionale della Sicilia a nord, e verso sud sulle strade che provenivano da Selinunte. Sorta almeno nei sec. IX-VIII a.C., dal 550 fu sede di una comunità greca; alla fine del IV sec.a.C. Subì una ristrutturazione urbanistica di tipo greco ma fu sottomessa a Cartagine; fu abitata fino al periodo Svevo.
L’area archeologica comprende un edificio pubblico con Bouleuterion, agorà con portici con pavimentazione lastricata; un secondo Bouleuterion, un tempio punico, un tempio tripartito risalente al V sec.a.C., un edificio pubblico, una cisterna, un tempio romano su podio, un teatro, un tempio di Afrodite delVI sec.a.C., una casa con peristilio.
Nell’antiquarium sono conservati i reperti rinvenuti nell’area: elementi statuari e architettonici dal teatro, parete dipinta dalla casa a peristilio, vasca da bagno a pantofola, oggetti di epoca romana e medievale.