Vite straordinarie di scrittori donne

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Discorsi sulle imperdonabili della scrittura

Le scrittrici nel Novecento hanno saputo costruire un dibattito culturale profondo e articolato, capace di restituire il significato dell’esperienza femminile all’interno del complesso panorama letterario di un’epoca.  Sono molte le storie di amicizie, alleanze, ma altrettanti sono stati i problemi da affrontare affinché si affermassero queste voci.
Quattro lezioni per raccontare l’esperienza artistica, umana, ma soprattutto l’opera, di alcune protagoniste della scena letteraria del secolo scorso, attraverso le questioni con cui si sono dovute confrontare per veder riconosciuto il proprio ruolo di scrittrici.

Le grandi ambiziose
Per loro la scrittura è il mestiere. Queste autrici, quando si mettono a scrivere, si sentono straordinariamente a proprio agio; sanno di essere scrittrici, però essere riconosciute come tali è faccenda assai più complicata. Sono ambiziose, ma l’ambizione è inopportuna nel contesto storico in cui vivono. È la necessità di essere legittimate a sollecitare un atteggiamento talvolta battagliero e aggressivo.
Grazia Deledda,     Elsa Morante,    Natalia Ginzburg

La questione dei soldi e della solitudine
Autrici spesso collocate al di fuori dei circuiti ufficiali; marginali in merito alle scelte letterarie e a quelle di vita. Incapaci di autopromuoversi, ma decise a dedicarsi completamente alla scrittura. Malgrado gli scarsi riconoscimenti, malgrado l’urgenza di sopravvivere (anche  economicamente), non hanno mai riconsiderato la propria vocazione. Per alcune di esse la notorietà è arrivata soltanto post mortem.
Anna Maria Ortese,   Goliarda Sapienza,   Dolores Prato

Il problema del corpo e della bellezza
Nell’esperienza di queste scrittrici essere attraenti ha avuto un peso. Da un lato il fascino è considerato un’esca da esibire in quarta di copertina, dall’altro rappresenta un elemento squalificante in relazione alla credibilità dei colleghi. Nella loro opera hanno spesso oscillato tra esibizione e occultamento di sé.
Paola Masino,   Livia de Stefani,   Anna Banti  

La famiglia e la libertà
Confrontarsi con personalità maschili ingombranti è un problema. Fare figli, avere una famiglia, è un ostacolo. Queste scrittrici hanno faticato a capire quale fosse la vera vocazione e, una volta compresa, è stato altrettanto impegnativo assegnare al loro mestiere un valore paragonabile a quello del compagno e uno spazio domestico adeguato; troppo spesso si sono barcamenate tra figli e mariti, posponendo alle loro esigenze l’avvio di una carriera.
Marina Jarre,   Gina Lagorio,   Rosetta Loy

Ogni autrice sarà accompagnata da un percorso di lettura.

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