Nel 2019 Matera è capitale della cultura in Italia.
Vi è il fascino di un’antica urbanizzazione che, fino alla metà del secolo scorso, la si è pure additata come “città di genti trogloditiche che abitavano ancora in grotte nel XX sec.!”, si apre al gruppo di Università Aperta, abbacinante e pulsante di vita: difficile quasi trovare un un posto dove dove fare una foto ricordo! Il gioco di ombre e luci, di tonalità di terre e roccie crea ad ogni ora del giorno una variegata atmosfera, a volte quasi surreale.
Qua la morfologia geologica e l’orografia di un corso d’acqua hanno dettato le normative urbanistiche ed architettoniche e le risorse fornite dall’ambiente hanno esse per prime suggerito le regole agli abitanti nel passato come esser colte e non sfruttate dagli abitanti.
Gli ambienti dove vivere, ricoverare gli animali, conservare derrate alimentari ed in particolare l’acqua (come le cisterne di cui il Palombaro Lungo è un esempio) sono uno degli esempi più calzanti di un’architettura non progettata da architetti… ma dettata dall’ambiente; l’uomo ha solo affinato il contesto imparando, ad esempio, che il calcare poroso della roccia era un ottimo stabilizzatore di clima (temperatura ed umidità) e rivestito di malte argillose diveniva assolutamente impermeabile: migliaia di mq di cocciopesto rivestono fondo e pareti delle cisterne sotterranee!
Il Museo Archeologico Domenico Ridola di Matera è stato recentemente rinnovato!
Costituisce un esempio particolarmente interessante a livello didattico perchè, oltre all’esposizione dei reperti trovati in vari siti della Lucania, corroba la loro valenza con ricostruzioni di contesti abitativi, cultuali e funerari; in questo modo si può avere un’idea di come le popolazioni che occuparono il territorio della regione si evolsero tecnologicamente e, poterono via via nel tempo passare da una economia di sussistenza ad una dove traffici e scambi di prodotti della comunità con beni che in sito non si potevano trovare, come ossidiana, madreperla, ambra, e col tempo anche metalli. Passando da una sezione all’altra di giunge al periodo di inflenza apulo-greca-campana, l’occupazione romana e…la scoperta dei siti nel XIX sec. da parte dei primi studiosi che cercarono di documentare, anche fotograficamente, come il fondatore della collezione, coi mezzi allora a disposizione. Parte dell’attrezzatura che quest’ultimo usò è anch’essa in mostra.
Le Murge ed il territorio del circondario materano: insediamenti rupestri.
Intorno alla gravina e nel circondario di Matera si alternano aree pianeggianti e colline la cui natura geologica è caratterizzata da strati sedimentari alternati di detriti vulcanici e depositi di origine alluvionale e marina. La diversa costituzione dei terreni ha così generato non solo varietà di habitat e paesaggi, culture a semenza, vitivinicole, oliveti e pascoli, ma anche ha dato la possibilità all’uomo fin da tempi antichi di realizzare ricoveri in anfratti e grotte naturali, poi spesso modificati a seconda delle necessità: abitativa, ricovero di bestiame, magazzini, frantoi, …, luoghi di culto. Questi ultimi, spesso arroccati in alto, dopo la caduta dell’impero romano e le ondate di invasioni da terra e mare da pare di genti ostili, divennero luogo per comunità cristiane di riunione, preghiera e catechesi.
I decori di queste cappelle, realizzati da anonimi artisti, forse anche di passaggio, risentirono delle tradizioni iconografiche bizantine; essi seppero affrescare, con la freschezza di una “popart” antelitteram, i racconti della Bibbia. Ed ogni aggregato di grotte, come San Falcione o La Grotta del Peccato, era una gara quasi ad aver santi e madonne, decori e colori, più ricchi e originali ….come ancora oggi nei paesi della zona, tra una “parrocchia e l’altra”!!!
Sito di Notarchirico in prov. di Potenza.
E’ un unicum in Italia ed uno degli esempi di scavo paleostratigrafico a gradini di un ‘area che, rimasta intonsa da lavori agricoli, si offre al visitatore come una “scalinata nella storia” che dalla superficie del piano di campagna attraversa gli eventi di passate ere: una macchina dei tempi geologico-tettonico-climatici del Vulture! Emergono resti fossilizzati di molte specie di animali e pollini di piante ora estinti, ancora oggi una fonte di studio e scoperte. A Notarchirico, lave e ceneri si alternano a strati di origine marina e pelagica. Qua,”fotografata”, grazie ad una combinazioni di eventi climatico-geologico, la scena di una fortunata caccia all’elefante di un gruppo di cacciatori del Paleolitico inferiore (300/400.000 anni fa) che ne hanno abbandonato le ossa smembrate, scarnificate e segnate dai loro utensili di pietra. Gli stessi strati ci hanno restituito anche un femore di una femmina di ominide di ca. 300.000 anni fa, ora conservato nel Museo archeologico, nella nuova sezione paleoantropologica, di Venosa.
Gli antichi insediamenti di Policoro, Siris-Heraclea.
In sostanza il cuore della Magna Grecia: qui furono insediati centri dei coloni Greci che stabilirono fondamentali nodi per commerci nel mar Ionio e con interno, grazie alle vie di comunicazione fluviali che facilitarono loro la penetrazione verso il centro della Lucania fin dal VII sec. a. C.; così incontrarono le popolazioni Enotrie autoctone, che avevano un forte senso di appartenenza al proprio territorio ed erano valenti combattenti. Alla fine la cultura e forza commerciale greca prevalse anche se molte delle ancestrali radicate tradizioni popolari rimasero nella produzione ceramica e nei riti cultuali e di inumazione.
Tra le foreste di cerri di Monte Croccia.
Qui solitario nel verde, tutto il nostro gruppo ha attraversato il bosco di querce, lungo sentieri dove cinghiali e caprioli avevano smosso il terreno, per giungere al…. panorama mozzafiato di una valle tra le Dolomiti Lucane avvolta dalla bruma. In un piccolo pianoro vi emerge la Pietra della Mola in cui le forze geologiche hanno prodotto una fenditura che, ai solstizi, un raggio di sole penetra per poi colpire un altro punto della formazione creando così una meridiana solare naturale.
Il gruppo roccioso era però anche un luogo di frequentazione rituale da parte delle comunità locali che ancora oggi attribuiscono al contatto fisico con le sporgenze della fenditura valenze benigne per la fertilità. Sull’eco di tutto ciò, ancor oggi, in alcuni paesi della zona, quali Accetttura e Oliveto Lucano, si celebra infatti a primavera il rito di un tronco di un cerro che, prelevato dal bosco, si innesta con l’agrifoglio di una valle vicina, in un simbolico connubio, ad augurio di rinnovamento per future generazioni.
Sito fortificati di Cognato in località sul monte Croccia e Serra di Vaglio.
Posti in punti elevati, nelle Alpi Lucane tra le valli dei fiumi Bradano, Agri e Sele, era strategici per le vie di di comunicazioni sia nella transumanza che per i traffici commerciali. Fin dal VII sec. a.C. furono insediati abitati con acropoli fortificate e necropoli nelle quali si effettuano sempre nuovi ritrovamenti.
Grumentum.
Sito che ebbe importante valenza in epoca romana, della quale ci restano importanti vestigia, tra cui teatro, foro, templi, anfiteatro e edilizia residenziale. Già nel periodo imperiale l’insediamento, l’importanza rappresentativa di limes, era sparita: Roma non doveva dimostrare la propria potenza alle bellicose popolazioni locali; ma restò comunque località di riferimento ancora per i ricchi proprietari terrieri della zona, i cui terreni erano spesso stati dati come ricompensa coloro che avevano contribuito alla grandezza della romanità.
Melfi: un museo archeologico straordinario
Nel Vulcide, vicino alla Puglia, sui tratturi interni sud-nord, in posizione ideale per colloquiare tra cultura tirrenica e adriatica: antica popolazione osco-sannitica orgogliosa della propria identità territoriale e pronta a difenderla tenacemente. La classe militare, arricchitasi con il mercenariato, le cui famiglie più importanti ci hanno lasciato nelle necropoli sepolture dai corredi sontuosi. I fantastici reperti trovati sono raccolti nel Museo archeologico del castello normanno, purtroppo poco conosciuto se non da un collezionismo senza scrupoli che lo hanno fatto oggetto di furti e, da parte del Corpo dei Carabinieri, recuperi reiterati di pezzi di assoluta bellezza: guardare per credere!!!
La città conserva un impianto urbano dove vicoli a scala affiancano palazzi e chiese barocchi e costituiscono un percorso storico artistico, frutto di una religiosità legata alle reliquie che pellegrini e crociati hanno riportato dall’oriente. Oggi il suo nome è più spesso legato agli impianti industriali della FIAT che alla testimonianza di un patrimonio storico culturale che vide protagonisti greci, romani, longobardi, normanni,…
Venosa
Una realtà urbana che si riallaccia ad antiche tratte commerciali.
In età romana attraversata dal tratto della Via Appia per il porto di Brindisi, fu così interessata da tutti gli avvicendamenti storici e culturali che lungo tale direttrice ricorsero.
Dette i natali ad importanti personalità come Orazio, coltivando tradizioni letterarie ed umanistiche. Qui, oltre che al passato preromano e romano, vi sono testimonianze di frequentazioni da ogni lido e cultura del Mediterraneo; anche la religione cristiana trovò a Melfi, prima timidamente poi sempre più franca, accoglienza e seguaci. Anche gli ebrei trovarono un luogo per creare una comunità rigogliosa con luoghi di culto, commercio e necropoli (importanti testimonianze si ritrovano nel museo del Castello Normanno).
Costruzioni si sovrapposero ad altre, spesso riutilizzando marmi, statue, lapidi, elementi architettonici di edifici preesistenti soprattutto del periodo romano, che incastonano i muri dei chiese ed edifici pubblici e privati della cittadina contemporanea: girando per le vie e scalinate fa gioco scoprire ed indovinare cosa e a quale scopo una decorazione era stata originariamente realizzata!….furono anche usati per l’edificazione, presso l’attuale area archeologica romana, solo in parte esplorata, di una complesso monastico benedettino che però, per le alterne vicende della storia, non trovò completamento; così l’aggirarsi tra pareti, colonne, absidi solo abbozzate, archi ed architravi che non reggono peso se non del cielo, evoca surreali suggestioni!