Valter Galavotti recita i canti III e XXVI dell’Inferno Dantesco
Le grandi passioni di Dante reinterpretate dal prof. Valter Galavotti.
Il professore Valter Galavotti, Consigliere del CdA di Università Aperta, per il 700esimo anniversario della morte di Dante Alighieri, ci ha riletto i canti III e XXVI dell’Inferno della Divina Commedia in una chiave diremmo “romagnola”. In essi si tratta delle passioni dell’uomo Dante, come anche del professore e di tutti noi: amore e conoscenza.
Entrambe posson nobilitare ma anche portare alla perdizione!
Nel III canto si narra della vicenda di Paolo e Francesca travolti dalla passione amorosa, turbamento sconvolgente e per il quale, al fine del canto, Dante stesso, al rievocarne i palpiti, cadde in deliquio.
Nel XXVI canto l’avventura di Ulisse: Dante (con Walter) ritrova il fascino della conoscenza portata ai limiti delle capacità e della comprensione umana; la sfida è tale che ad essa si giunge ad immolare vita, sentimenti ed anima.
Il mondo dell’inferno dantesco affascina ancora e stupisce per la sua attualità.
In questi tempi di pandemia la tensione e la passione per la conoscenza scatenano vorticosamente desideri di potere, ricchezza ma nel contempo di riscatto dalla pestilenza, anche morale, cosa a cui in fondo Dante stesso anelava, nella stesura della sua Commedia.
Una esperienza come mai inusitata la realizzazione del video in cui Galavotti citava-recitava i versi del Sommo perchè, per la ripresa in viva voce, si erano studiate a tavolino le condizioni ottimali per location, luce, orari.
Ma il Diavolo (beh, in fondo eran canti dell’ Inferno, no?) ci ha messo la coda: la prima scelta della location (il tratto delle Lavandaie del canale di Imola) si è rivelata troppo frequentata e rumorosa ed il giorno scelto metereologimente infausto; per la seconda scelta (il parco attorno al Teatro dell’Osservanza, luogo tradizionalmente quieto) si è stati perseguitati da innumerevoli giardinieri muniti di tagliaerba rumorosissimi, tanto che il tecnico di ripresa meditava di assalirli brandendo il cavalletto.
Si era pensato si evocare il mitico viaggio di Ulisse col varo di una delicata barchetta di carta nelle acque, che si sperava rigonfie per le recenti precipitazioni, del canale summenzionato, ma arrivati sulle sue rive…questo era praticamente ridotto ad una serie di pozze stagnanti perchè chiuso per…manutenzioni. Più che ad un varo si è dovuto ripiegare su un fortunoso lancio della barchetta sull’acqua nella speranza che il venticello primaverile, foriero di nuove piogge – ad aprile ogni giorno un barile -, la spingesse in rotte, alla stregua del racconto omerico, il più possibili tumultuose: per ottenere l’effetto per le foto, San Photoshope è venuto in aiuto.